Nel 2007 mi sono laureata. Dopo 14 anni. Uno degli ultimi esami che ho fatto è stato Metodologia e tecnica della ricerca psicosociale. Ho preso 28, ma a tutti ho raccontato che avevo letto i libri in tram andando a fare il tirocinio al consultorio al mattino (obbligatorio per una Laurea in Psicologia) e dopo pranzo mentre andavo al lavoro (la cronista a Il Giorno, dove avevo chiesto di fare solo il turno serale visto l’impegno del mattino).
All’esame ho incontrato tante persone che erano lì a farlo nel loro secondo anno di studi, molto più giovani di me.
Il mio è stato il voto più alto di quella sessione.
Ma sì io l’ho fatto come ultimo esame, per loro era un esame del secondo anno.
Ma sì io queste cose le ho già studiate…
Insomma: il merito non era mio.
Di questo e di altri aspetti della sindrome dell’impostore ne parlano nella prima puntata di FEM Talk Karen Ricci e Florencia Di Stefano-Abichain. È andata online da un po’ (non ci leggiamo da un po’ pure noi, no?) e se non l’hai ancora ascoltata è nuova.
TI SONO MANCATA?
Non ci sentiamo da un po’, dicevo. Nel tempo che è passato ho ripreso a fare… le solite cose e ho intervistato Montserrat Fernandez Blanco che 8 anni fa ha portato in Italia le Fuckup Nights, eventi che fanno parte di un movimento globale dove le storie di fallimento vengono raccontate e celebrate. Volevo chiederle se - pensando di aver sbagliato tutto fin qui - sono ancora in tempo per cambiare (di nuovo) idea.
Mi ha insegnato che cambiare idea non è un fallimento.
Cambiamo idea quando capiamo che una cosa non è come pensavamo. O quando apriamo gli occhi sulle cose che non volevamo vedere.
Falliamo in continuazione.
Ma quando è utile fallire?
«Presto. Si dice. In Il magico potere del fallimento. Perché la sconfitta ci rende liberi di Charles Pépin (Garzanti) si suggerisce - ispirati dal fast track - di fallire subito e in fretta. Diciamo ai bambini di non essere bocciati, e così insegniamo loro che il mondo funziona in questa maniera irrealistica dove non puoi avere un brutto momento mai, dai 5 ai 25 anni. Mai. Il percorso perfetto e unico è una favola. Serve darci spazio e permetterci di arrenderci».
— LEGGI: Fallire è la cosa migliore che ti possa succedere. Tutte le altre puntate della mia rubrica per FEM sono qui.
E - visto che è settembre - sono tornata a parlare di buoni propositi, ma Before I Die ché come sai il tema mi piace.
Investiamo risorse (soldi, tempo, energia) ogni giorno. In cose utili. A volte un po’ meno.
La settimana scorsa ho usato il telefono per 2 ore e 33 min in media.
Non ho fatto una telefonata. A parte quelle di lavoro, nemmeno una.
In cosa ho investito queste due ore e mezza? Ho letto e fatto zapping tra i link.
COS’È UN INVESTIMENTO?
Per me è quando spendo delle risorse per vederle aumentare in un secondo momento.
Ho chiesto a Google una definizione migliore, poi mi sono persa tra i risultati. Nel mezzo c’era questa:
Le keyphrase che usiamo sui motori di ricerca sono espressioni di quello che desideriamo scoprire, capire meglio, conoscere.
Per stare tranquilli è un’espressione di desiderio bellissima.
Anche la prima domanda: Quanto è giusto spendere? ha una risposta interessante. Sul sito di una banca.
Comunque quel link allo stare tranquilli punta a una guida di Rame: Quanti soldi tenere sul conto come fondo di emergenza?
È nel podcast Se potessi avere di Corinna De Cesare ho scoperto la storia del Fuck off Fund. Non ci avevo mai pensato. Ho iniziato a mettere più soldi da parte (che vuol dire: non spendere in sciocchezze).
Per approfondire:
Dobbiamo parlare di soldi. Come il denaro ci cambia la vita di Otegha Uwagba (Solferino).
E ora torniamo alle solite cose anche se oggi - visto che non ci sentivamo da un po’ - mi pareva bello arrivarci con calma.
IL BIGNAMI DEL MARKETING
Limita la navigazione e aggiungi un chiaro invito all'azione, da un post su Think with Google per ripassare le basi della lead acquisition.
Un’indagine di Gartner realizzata intervistando chi lavora nel marketing dice che il 63% di loro prevede di investire di più nell'IA generativa nei prossimi due anni, e il 56% ritiene che i benefici superino i rischi. Io ancora non lo so.
CONSIGLI PER LEADER PROMETTENTI
Perché neghiamo il nostro privilegio? Un articolo su Alley Oop, del Sole 24 Ore, per smettere di farlo.
Sì, perché parlare oggi di lavoro significa parlare - e ammettere - anche il privilegio. Per questo ti consiglio la lettura di questo racconto di Lorenza Pieri su Il Post: «Lungi da me portare acqua al mulino del sogno americano con l’orfanello poverissimo che inizia spazzando le strade e con tenacia e forza di volontà diventa amministratore delegato di una multinazionale, idea che ormai non funziona più tanto nemmeno al cinema, posso dire che negli USA mobilità e riconoscimento economico sono fattori importanti che regolano il mondo del lavoro. Mentre in Italia le garanzie e le tutele dei lavoratori di cui siamo così fieri e che abbiamo sempre difeso con grande energia, stanno iniziando a lasciare fuori una tale quantità di lavoratori da virare pericolosamente dal diritto al privilegio. (...) I tempi sono cambiati, i bisogni, le idee del secolo scorso sul posto fisso, la scalata professionale, il successo, l’ufficio, il workaholism, la realizzazione personale fatta di scopi o di soldi non sono più le stesse e hanno mille sfaccettature diverse. Tanto che possiamo dire che tutti i lavori brutti si somigliano, di qua o di là dall’oceano, ogni lavoro bello, oggi, è bello a modo suo. Ma al capitalismo interessano i soldi, mica la bellezza».Qual è la principale causa di morte dei rapporti umani? Spoiler: a volte si confonde la fiducia con la sciatteria. Da qui:
In Verde brillante: Sensibilità e intelligenza del mondo vegetale di Stefano Mancuso e Alessandra Viola (Giunti) c’è il racconto, tra le altre cose, di un esperimento. Le piante sono in grado di individuare elementi chimici utili o dannosi per la loro crescita. Nel caso in cui individuano una sostanza nociva le radici si allontanano.
Esistono specie più o meno competitive sul territorio, specie collaborative o timide. Ma soprattutto le piante sono in grado di riconoscersi come appartenenti a una stessa specie. Hanno fatto uno studio per vedere come si sviluppano le radici di 30 semi in un vaso. Se i semi sono figli della stessa pianta le radici si espandono poco, non si danno fastidio, e le piante privilegiano la crescita aerea. Se i semi sono figli di piante diverse le radici si espandono intrecciandosi anche, con lo scopo di accaparrarsi l’approvvigionamento alimentare e idrico.
Cosa succede a una pianta con poche radici e che cresce verso l'alto al primo vento forte? Cade. Come tutte e tutti noi in una crescita aziendale in cui la prospettiva è verso l'alto e mai di relazione. Senza radici che si intrecciano siamo meno forti sul mercato.
Mai parlar male dell’azienda per cui lavori (come dell’università che hai frequentato: ne va del valore percepito che ti si attribuisce) tranne nel caso in cui qualcuno te lo chiedesse direttamente.
Quante mail che ricevi ti fa fatica leggere? E quando sei tu a inviarle?
«Scrivere i libri che vorrei leggere» è il mantra di Valérie Perrin, autrice - tra gli altri - di Cambiare l'acqua ai fiori (Edizioni e/o). Il 9 settembre alle 10.30 sarà ospite a Mantova per Festivaletteratura. L'evento è in streaming a questo link.
📖 STO LEGGENDO
Fare scene. Una storia di cinema di Domenico Starnone (minimum fax).
🗄️ DALL’ARCHIVIO
Gabriel García Márquez sosteneva di avere imparato da Hemingway la più grande lezione, ossia che il lavoro di ogni giorno deve interrompersi solo quando si sa già da dove ricominciare il giorno dopo. Da qui.