Vieni a lezione da me?
Issue n.57
I successi degli altri non sono tuoi fallimenti. I successi degli altri non sono tuoi fallimenti. I successi degli altri non sono tuoi fallimenti. I successi degli altri non sono tuoi fallimenti. I successi degli altri non sono tuoi fallimenti, Daniela Farnese
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«Le cose belle sono quando riesci a far comprendere a una persona che è possibile superare la paura (...). Le cose più brutte quali sono, quelle a cui assisti quando tu continui a lavorare, a investire, a darti da fare e poi vedi che intorno a te chi dovrebbe fare di più non fa, o comunque quando si dà troppo spazio a quei luoghi comuni, a quella retorica secondo cui "Ah ma io sono un singolo, cosa posso fare? Non posso fare nulla", ecco: quando vince il pessimismo. Devo dire che noi calabresi siamo molto bravi a lamentarci e poco inclini alla reazione, la mia storia personale, invece, è una storia di reazione», inizia così Donne contro la mafia, la prima puntata di Donne come noi, su Storytel. La voce è quella di Maria Teresa Morano, architetto e coordinatrice delle associazioni antiracket della Calabria, intervistata da Gianluca Ferraris (che è mio amico, ma non sono di parte: è proprio uno bravo lui).
Parlo di mafia? No, di esempi.
Quelli che hanno un obiettivo: motivare gli altri al cambiamento. A vedere le cose da un altro punto di vista possibile.
In Contrordine compagni, manuale di resistenza alla tecnofobia per la riscossa del lavoro e dell'Italia (Rizzoli), Marco Bentivogli scrive: «Il futuro è un formidabile terreno di sfida in cui nulla è predeterminato (...). Esistono due approcci: il primo è quello passivo, individualista e pessimista che comporta essere travolti, guidati, sostituiti. Il secondo è, invece, quello di governare i processi, riempirli di contenuti e obiettivi che superino lo spazio angusto dei nostri affanni e traccino un futuro nel quale le persone rientrano nella dimensione del “noi” e di un progresso umano e solidale».
Parla di cosa sarà il futuro di chi non accetta il cambiamento in corso. Di chi ha paura.
In questi giorni mi sto chiedendo se la mia attenzione e cura nel raccontare gli esempi, e il più delle volte di farmi esempio, non sia un errore. Lo è per te?
Per esempio - ecco, appunto - sere fa discutevo di quello che in Due gradi e mezzo di separazione spiego come la via per facilitare la circolazione delle idee - sì, secondo me - e come le idee circolino solo se ci si impegna nell'interesse di tutti, della comunità umana, senza che nessuno si faccia indietro ma neppure di lato (come raccontavo qua): c'è spazio per tutti e per le capacità di tutti. Il punto è che non tutti abbiamo le stesse capacità e qualcuno deve dircelo.
Io te lo dico, anche se non ti piace sentirtelo dire, perché la penso come Imen Boulahrajane che ho intervistato per Sapiens: «Chi ti segue non è necessariamente un tuo fan. Io lo odio il fanclub, quella cosa fanatica per cui qualcuno magari mi scrive “Oddio mi hai risposto”. Poi sì ci sono sempre quelle persone che a prescindere da quello che dico o faccio mi dicono che sono bravissima sempre, però io tengo molto più in considerazione le altre, quelle che hanno sempre da dire un “ma”. Se tu noti, le persone che hanno sempre un seguito fatto solamente da quelli che le spingono senza critica finiscono sempre male. (...) È ovvio che ci piaccia di più stare a sentire le persone che ci amano e ci lodano ma se non accogli una critica non capisci mai dove hai sbagliato. Ovvio che nessuno di noi è perfetto, ma si può sempre migliorare. Io almeno ci provo».
Io faccio così. Non ti dico sì.
Ti dico che serve impegno, tenacia, fatica.
Oppure no, e allora però deve andarti bene così com'è, tutto.
In breve: se mi segui è perché ti dico qualcosa che ti interessa, perché vuoi cambiare qualcosa nella tua vita, o anche solo nel tuo modo di lavorare, o perché vuoi saperne di più per raccontare agli altri un tuo nuovo punto di vista che non avresti maturato senza aver letto tanto, di tutto.
Volevo autoassolvermi, quindi, sulla questione di farmi esempio: sono un esempio come lo siamo tutti. Non per tutti.
E ora torniamo alle solite cose.
IL BIGNAMI DEL MARKETING
Rebranding: cosa succede quando un brand cambia vita.
Perché devi sapere a chi vendi.
CONSIGLI PER LEADER PROMETTENTI
Non comprate più uffici, non servono: ci sono le scale persino. Ecco come il remote working sta cambiando le nostre vite.
Non è mai troppo tardi per ripassare le basi: la Fondazione Finanza Etica ha prodotto una miniserie per parlarne, l'appuntamento è il 22 ottobre a Milano, orario aperitivo.
Basta col dire che siamo diversi: siamo tutti uguali, anche se alcuni meglio. Ma serve una value proposition.
Sulla cultura del feedback (e anche sulla noia, credo): le star chiedono ai fan di scrivere loro via sms.
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⚠️UNA COSA CHE TI CONSIGLIO ASSAI è leggere l'intervista a Gianni Cuperlo su Rivista Studio perché è uno che sa rispondere a un'intervista in cui passa dalla comunicazione ai Millennial e la Generazione Z alla social presence (o, come si dice meglio ora, social leadership) e poi perché imparare da quelli bravi torna sempre utile, e poi parliamone. Intanto ti segnalo un passaggio: «Al netto che dai social, come tutti credo, ho ricevuto anche critiche severe e qualche insulto, viene a mente quel giudizio lapidario di un genio sull’opera prima di un aspirante compositore, "c’è del bello e c’è del nuovo, ma ciò che è nuovo non è bello e ciò che è bello non è nuovo". Voglio dire che i social hanno mutato le forme del conoscere o di quanto si ritiene sia oggi conoscenza, i canali della relazione umana, i modi in cui si forma l’opinione di massa su temi anche controversi. (...) Il "vecchio anche bello" è in una potenza della circolarità, nella costruzione di reti e legami che, se gestiti al meglio, socializzano conoscenza, modelli comportamentali, flussi di impegno e mobilitazione. Per capirci, il movimento di Greta sarebbe mai potuto esplodere nelle forme in cui è esploso senza la Rete?».
👉 E quindi qui è dove ti racconto di aver messo in calendar le date del mio corso in Comunicazione Digitale e Social Media all'Università di Padova, anzi - per quel piccolo spazio pubblicità che mi concedo sempre - se ti interessa saperne di più le lezioni sono 4 e le tengo sabato mattina dalle 10.30 (perché così arrivo direttamente da Milano) e le istruzioni per iscriversi sono qua. 👈
🍝 PARLA COME MAGNI
• Oggi a pranzo ho parlato di, è una lista. La aggiorno spesso. Dopo pranzo.
🎄 NON È MAI TROPPO PRESTO PER PENSARE AI REGALI DI NATALE
Se ti piacciono le fasce come piacciono a me, e le gonne larghe e i tessuti africani, ti segnalo Endelea. Al check-out usa il codice 19karibu e hai la spedizione gratis. Non ci guadagno nulla, ma mi sembra un progetto bellissimo. Intanto io di fasce ne ho comprate due, poi ti mostro come mi stanno.
🗄️ DALL'ARCHIVIO
• Quanto è difficile dire agli altri quanto valgono. • Come funziona il reverse mentoring: un'alleanza per il superamento del digital gap.
✍️ I REFUSI DELLA SETTIMANA SCORSA: • sono due, il primo è William al posto di Harry (e sì che lo citavo pure dopo) ma c'è pure una s he non ci serviva ecco (grazie Alessandro Bonino); • l'altro è il link nel footer alla newsletter della settimana prima: ⚠️ NSFW Alert è qua (e intanto ha avuto il 62.7% di open rate).
NELLE PUNTATE PRECEDENTI
Ho un blog dal 2003, la prima newsletter l'ho mandata nel 2012 e Semerssuaq non è un nome di fantasia; sei tra i nuovi iscritti di questa settimana? 1. grazie per la fiducia, 2. se vuoi leggere quella prima è qui: l'oggetto è Ditelo a quelli del marketing e ha avuto il 56.5% di open rate.
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La prossima newsletter con i link delle cose che ho letto, cose sulle questioni fondamentali della vita (che mi fanno essere felice, capire meglio, essere più consapevole, triste o arrabbiata), potrebbe arrivare giovedì prossimo. Nel frattempo ️❤️️fai cose belle.
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