[tl;rl] Questa non è la mia newsletter/2: le solite cose, anche se non scritte da me.
Issue n.79
Non c'è niente che ci aiuti a superare i nostri limiti come il desiderio. Né l'ambizione né la rivincita né la ripicca e neppure l'amore. Solo il desiderio ci regala i superpoteri. E qualcuno che creda in noi. Lezione numero tre: circondatevi di persone che pensano che non ci sia nulla che voi non possiate fare.
Come se tu non fossi femmina, Annalisa Monfreda (Mondadori).
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Mi sono svegliata alle 5 questa mattina. Era un po' che non lo facevo: mi alzo, neppure inizio a far colazione che apro il pc. E scrivo. Il tempo da qualche parte c'è, ma in questi giorni strani - in questo periodo strano - si nasconde, si dilata, mi distrae mentre fuori piove ed è primavera e io sono in ritardo.
Quindi ora torniamo alle solite cose, anche se non scritte da me: il tempo questa settimana me lo ha regalato Annalisa Monfreda, che tra le altre cose è la direttrice di Donna Moderna, ma soprattutto è una ballerina di swing più brava di me. ...
Che mia figlia un giorno mi avrebbe googolato no, non l’avevo messo in conto. Subito dopo è entrata in lacrime nella mia camera da letto (che dall’8 marzo funge da ufficio) e mi ha abbracciata. Aveva appena letto una mia intervista al settimanale Chi in cui raccontavo di quando tornavo a casa e lei, piccolina, mi ignorava per punirmi della mia assenza. A sentirsi in colpa, per ora, è stata lei. Ma è un attimo che i ruoli si invertano e che, continuando a googolare, trovi qualcosa che non avrei dovuto raccontare. Da 12 anni, se parlo di fatti miei, finisco per raccontare di lei o di sua sorella (lo sto facendo pure ora). Sono sempre stata onesta. Ma la buona fede mi salverà dall’inferno a cui i genitori social sono destinati? Oggi temo di no. Ma solo perché ieri sera ho rivisto su Netflix The Circle (tratto dall’omonimo libro di Dave Eggers) e mi sono convinta che il diritto a essere misteriosi, a rappresentare un enigma, sia inalienabile. Le mie figlie lo hanno già perso.
Avete ricominciato a viaggiare? Io sì. Pianificare itinerari, prenotare voli e alberghi è stata l’attività che durante il lockdown ha curato la mia salute mentale. Poi però è arrivato il tempo di partire davvero. E così il weekend scorso ho preso treni, usato bagni pubblici, dormito in 3 letti diversi, pranzato e cenato tra chioschi, bar, ristoranti. E pedalato per 160 km su una ciclabile a tratti più affollata della tangenziale all’ora di punta. C’è una best practice per ognuna di queste situazioni, ma la verità è che non esiste un modo di viaggiare sicuro al cento per cento. Ci tocca fidarci. Viaggiare è sempre un atto di fiducia nel prossimo. Negli sconosciuti. Quest’anno lo sarà ancora di più.
IL BIGNAMI DELL'ATTUALITÀ
Quando ho visto la timeline di Instagram invasa da quadrati neri, ho cliccato sull’hashtag collegato. A quel punto i quadrati neri sono diventati migliaia e lì ho capito che non avrei aggiunto il mio. Apprezzo le buone intenzioni, ma togliere la voce e il volto a chi già non ce l’ha, mi sembra il miglior modo per fare il gioco del nemico. In effetti il blackout tuesday non doveva andare così. Resto convinta che per contribuire alle buone cause occorra innanzitutto capirle. Ed è qui che le storie ben scritte vengono in aiuto. Per capire cosa significhi essere nero in Usa, consiglio il film BlaKkKlansman di Spike Lee (su Amazon Prime) e tre libri: Americanah di Chimamanda Ngozi Adichie, C'è bisogno di nuovi nomi di Noviolet Bulawayo e ovviamente Becoming di Michelle Obama. Ma devo dire che anche la storia che Arnold Schwarzenegger ha raccontato su The Atlantic fa il suo dannatissimo effetto. Io intanto ho appena iniziato I ragazzi della Nickel di Colson Whitehead, che ha vinto il suo secondo Pulitzer in 3 anni.
CONSIGLI PER LEADER PROMETTENTI
Qui Cristina Fogazzi, alias Estetista Cinica, mi ha raccontato com'è riuscita a fatturare quasi 30 milioni di euro facendo l’esatto opposto di ciò che le buone pratiche dell’imprenditoria avrebbero consigliato di fare. Qual è la morale? Che va bene seguire gli esempi di successo, finché non contraddicono ciò che ha portato te al successo. Nel suo caso: l’onestà verso le clienti, l’improvvisazione e la lealtà di fornitori e dipendenti.
Nel dubbio, cambia. È il risultato di uno studio di Steven D. Levitt (quello di Freakonomics) che svela l’inganno dello status quo: la tendenza a tenerci ciò che abbiamo pur di non affrontare il rischio di cambiare. E dimostra, dati alla mano, la felicità insita nel cambiamento.
E se scoprissimo che la minore produttività del singolo non danneggia l’economia, ma anzi, può renderci più produttivi sul lungo termine?
COSE CHE INTERESSANO A ME
Quando Amanda Kersey, Audio Producer per Harward Business Review, aveva 20 anni, faceva il turno serale come assistente di produzione e il suo fidanzato preparava la cena. Lei doveva solo lasciare l’ufficio, pedalare fino a casa, salire le scale e rilassarsi davanti a un pasto fatto in casa. Non doveva neppure lavare le pentole perché lui lo faceva mentre cucinava. Adorava la sua premura e i suoi spaghetti, ma solo anni dopo si è resa conto di quanto essi avessero sostenuto la sua carriera. «All'epoca non parlavo molto durante le riunioni. Non avevo il coraggio di chiedere un aumento. Sicuramente non sapevo cosa fosse uno sponsor o come trovarlo. Ma ciò che ha rafforzato la mia fiducia e la mia autostima, era un partner paritario in casa», racconta. La collaborazione in casa accelera l'uguaglianza di genere, scrivono qui David Smith e Brad Johnson, che suggeriscono i passi che gli uomini possono intraprendere per dare alle loro mogli e compagne lo spazio mentale necessario ad avere successo nel lavoro. Tutto ciò in vista di un'evenienza ormai ineluttabile: Il futuro del lavoro è femmina. È questo il titolo del libro di Silvia Zanella che uscirà il 25 giugno per Bompiani. E che racconta ciò che il Covid ha reso evidente: i punti di vista, i modi di organizzare le aziende, le competenze del futuro: tutto sta cambiando in una direzione più (archetipicamente) femminile. Facciamocene una ragione.
🗄️ DALL'ARCHIVIO
RIASSUNTO DELLE PUNTATE PRECEDENTI
Ho un blog dal 2003, che si chiama Semerssuaq. La prima newsletter l'ho mandata nel 2012 e l'ultima è della settimana scorsa. L'oggetto è: Questa non è la mia newsletter, l'ha scritta per me Martino Pietropoli, ha avuto il 56.9% di open rate e dopo quella si sono iscritte 57 persone: grazie per la fiducia.
💌 Ti è piaciuta questa newsletter? L'ha scritta per noi Annalisa Monfreda, dentro ci sono 23 link e 1281 parole e puoi inoltrarle tutte a qualcuno a cui vorresti farle leggere. A me farebbe piacere, penso anche a lei.
📩 Te l'hanno inoltrata? Non la ricevi perché non hai mai pensato di iscriverti? Puoi rimediare lasciando la tua mail qua. In caso di indecisione (hai ragione 👍di mail ne riceviamo già troppe) qui e qui dicono che non dovresti averne. E, se ti piacciono le newsletter di contenuto, quelle utili per imparare cose nuove, qui trovi una selezione fatta da me.
✏️ Hai mai pensato di scriverne una tua? Fossi in te partirei da qui: Caro amico mi iscrivo, di Nicole Zavagnin (sono di parte: parla anche di me).
La prossima newsletter con i link delle cose che ha letto qualcun altro arriva quindi giovedì prossimo. Sarà così per un po'.
❤️ Nel frattempo fai cose belle anche tu.
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Semerssuaq, il blog di Domitilla Ferrari
🐌 tl;rl sta per too long, read later al posto di tl;dr (troppo lungo, non letto): prenditi il tempo che serve.
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