A 50 smetto
Issue n.50
Una delle cose sorprendenti dell’invecchiare è che pensi: non me la segno, tanto me la ricordo. E poi non te la ricordi, @mante
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Questa che stai leggendo è la newsletter n.50 e non ce ne saranno altre da qui a settembre anche perché mi sono appena iscritta un corso di Corporate Strategy della London University e ne avrò per quattro settimane di fila, tra studio e test. Trovi però un po' di post nuovi sul blog e, come sempre, tra le cose più interessanti che puoi leggere seguendomi su Twitter ci sono i retweet, ché come diceva Jeff Jarvis nel 2007:
Cover what you do best. Link to the rest.
Nel frattempo, quindi, ecco un elenco di cose che interessano a me e che secondo me dovresti leggere anche tu:
i meccanismi che sottendono l'engagement rate oggi lo rendono un indice di successo sopravvalutato, a spiegarlo è Vincenzo Cosenza sul suo blog: quindi come si fa? Costruisci la tua audience mantenendo i rapporti con un pubblico reale e - perché no? - per rafforzare il rapporto coi clienti usa carta e penna;
nel weekend Antonio Pavolini - partecipando a un panel al Kilowatt Festival - dal titolo meraviglioso, Il linguaggio che siamo diventati, ha detto «Sul tema dell'odio in rete: se a un'intera generazione cui la tv generalista ha fatto vedere gente che litiga diamo una tastiera cosa ci aspettiamo che accada?» ecco perché, se hai un abbonamento a Medium, ti consiglio di leggere questo articolo sulla responsabilità dei giornalisti nella news literacy, ovvero: l'alfabetizzazione alle notizie (literacy è la mia buzz word preferita).
In breve dice che:
1. la gente si ferma al titolo perché pensa che sia un riassunto;
2. i social media hanno segnato il punto dal quale in poi si è smesso di leggere oltre al titolo, il 58% degli americani ha affermato che la maggiore quantità di informazioni da analizzare sui social media rende più difficile rimanere informati, mentre il 68% ha dichiarato di utilizzare i social media come mezzo per ottenere notizie;
3. il 63% degli americani intervistati dal News Literacy Project ha dichiarato di avere difficoltà a distinguere le notizie vere dal falso: non tutti abbiamo le stesse basi per discernere le notizie o capire le fonti, cosa ancor più evidente nella generazione del baby boom: stando alla ricerca i nati nel periodo 1946-1964 hanno 7 volte più probabilità di condividere notizie false.Nielsen, nell’ultima ricerca sulla fiducia dei consumatori nei confronti della comunicazione, racconta che il 68% dei consumatori si fida delle opinioni di perfetti sconosciuti, trovate online. Per confronto, solo il 53% si fida delle informazioni che trova sulle riviste. Ne parla Alessandro Mininno in questo post dove spiega com'è cambiato il lavoro del marketing manager: una lezione utile anche su owner, paid, e aerned media;
e intanto il funnel scricchiola già da un po', come raccontava qua Miriam Bertoli di ritorno dalla conferenza di Boston sul tema.
E fin qui tutto bene:
l'agenzia pubblicitaria FCB ha scaricato Nivea perché una persona del team chiamata a valutare la proposta di un visual con due mani maschili ha detto "we don't do gay at Nivea": sempre sul prendere posizione e l'importanza delle parole che si usano e che raccontano più di ciò che facciamo;
il consumo energetico legato ad internet aumenta del 9% all’anno. Ed è già responsabile del 4% delle emissioni mondiali di gas ad effetto serra, da Google, mail, porno e Game of Thrones. Così internet alimenta la crisi climatica, su quella pubblicazione bellissima che è Valori (e a proposito di porno non avevo letto questa notizia: Pornhub ha iniziato a piantare un albero ogni cento video porno visti).
Sulla scrittura:
style guide, semplici e quelle di Greenpeace fatte benissimo;
Il link rotto della scorsa settimana (è una tradizione): Mindset. Cambiare forma mentis per raggiungere il successo, di Carol S. Dweck (Franco Angeli).
⚠️UNA COSA CHE TI CONSIGLIO ASSAI è finanziare il progetto She Did It Anyway.
💔 L'angolo della posta del cuore:
se sei su Instagram ti sarà capitato di vedere le storie di Daniela Collu in cui risponde a questioni di cuore (e sì parla pure di sesso), poi ha iniziato anche Massimo Fiorio con una serie di risposte che ha chiamato La posta del male e io spero che - visto che ha pure una sigla - ne faccia altre (ma io sono cresciuta a merendine e Cioè, sono di parte), se invece ti piacciono le rubriche in cui i dubbi sono risolti da esperti competenti su The Atlantic c'è Dear Therapist che qui ha parlato dell'accettazione della rottura (e sul tema come dire addio spoiler: col microcopy).
🍝 PARLA COME MAGNI
• Oggi a pranzo ho parlato di, è una lista. La aggiorno spesso. Dopo pranzo.
Parliamo pure di viaggi:
• Mariachiara Montera è stata a Parigi e ha scritto la guida a cosa mangiare in 4 giorni (o più), e se vai a Parigi presto (come vorrei io) questa è la guida ai migliori posti in cui nuotare in città;
• su mangiare like a local nel mondo sembra fatta bene la guida di Eater;
se non hai ancora deciso dove andare (capita) qui si parla della geolocalizzazione delle serie tv;
• anche Barbie è in vacanza, come paid influencer (ne avevo parlato qua) e io - OT - voglio la Barbie Samantha Cristoforetti;
• sulla Grecia, invece (mai smetterò di consigliarti forte di comprare The Passenger, Iperborea), potresti leggere questo articolo sul male che fa Instagram al turismo, alle volte e poi questo che parla della vita di Leonard Cohen a Hydra.
🎧 STO ASCOLTANDO
• Hummus, l'Islam per principianti di Laura Cappon, su Storytel.
🗄️️DALL'ARCHIVIO
• se nei prossimi giorni starai sfogliando giornali e riviste sotto all'ombrellone ti propongo un salto nel passato (che a me sembrava non troppo distante, poi ho fatto i conti e mi sono ricreduta): guarda queste foto, sono alcune delle pubblicità - alcune famose, alcune meno - che sono passate sulle pagine delle riviste tra la fine degli anni '70 e gli anni '90. Magari te ne ricordi qualcuna, altre ti potrebbero stupire come è successo a me.
L'ANGOLO DELLA POLITICA (che se non ti interessa puoi pure saltare, ma secondo me non dovresti farlo):
🤹Come funziona la distrazione di massa
NELLE PUNTATE PRECEDENTI
Ho un blog dal 2003, la prima newsletter l'ho mandata nel 2012, Semerssuaq non è un nome di fantasia, l'ultima è della settimana scorsa e come oggetto aveva Non dirmi: Ne riparliamo a settembre, ha avuto il 53.6% di open rate e la trovi qui.
💌Ti è piaciuta questa newsletter? Dentro ci sono 1279 parole e puoi inoltrarle tutte a qualcuno a cui vorresti farle leggere. Sì è la mia newsletter più lunga di sempre ma ci sono dentro un po' di cose che secondo me puoi leggere da qui a settembre ché son sempre utili.
📩Te l'hanno inoltrata? Non la ricevi perché non ti sei mai iscritta/o: puoi rimediare lasciando la tua mail qua.
La prossima newsletter con i link delle cose che ho letto, cose sulle questioni fondamentali della vita (che mi fanno essere felice, capire meglio, essere più consapevole, triste o arrabbiata), potrebbe arrivare a inizio settembre, dipende come va. Nel frattempo ️❤️️fai cose belle.
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